Quando il bambino si arrabbia

Bambino-arrabbiato

Uno degli argomenti più frequenti tra genitori di bambini piccoli (di due tre quattro anni) è quello relativo alla collera dei loro figli. Il primo atto d’ira di nostro figlio ci coglie sempre impreparati, sorpresi, talvolta persino spaventati. Perchè si comporta così? c’è qualcosa che non vai in lui? Tranquilli, tutti i bambini si arrabbiano, se avete avuto modo di confrontarvi con altri genitori lo avrete riscontrato.

E si arrabbiano parecchio anche, per motivi che per noi sono a dir poco futili. Ma per loro no.

I rapporti sociali in generale si trasformano frequentemente in conflitti e in scontri, come ben sappiamo, ed è naturale che ciò accada più facilmente per quelli che sono i primi rapporti sociali, quelli di un bimbo di due o tre anni il quale sta imparando ad avere a che fare con gli altri. Proprio a questa età, fra i due e i tre anni, compaiono indatti le prime manifestazioni di conflitto sotto forma di collera. Una collera diversa da quella del neonato e del lattante, che era diretta contro l’universo in generale: una collera “personalizzata”, potremmo chiamarla, rivolta contro un essere umano con gesti di aggressione e minaccia. Insomma una “collera sociale”.

Il bambino può arrabbiarsi per molte ragioni, la privazione di fare qualcosa, la costrizione ad andare in un certo luogo o ad agire in un detemrinato modo, il rifiuto di un oggetto o di un’attività, un rimprovero, una punizione, o anche semplicemente il fallimento di un suo tentativo di raggiungere un qualche obbiettivo. Quando il bambino si arrabbia c’è sempre un motivo, che seppur ai nostri occhi può apparire un motivo futile, è per il bambino un ottimo motivo per perdere le staffe.

E ci sono poi molte circostanze che favoriscono l’insorgenza della collera: un bimbo che ha dormito troppo poco, o che non sta bene, o che ha fame, o che ha appena superato una malattia, generalmente è più irritabile, e la sua ira esplode più facilmente.

Spesso siamo noi adulti a favorire inconsapevolmente gli accessi d’ira nel bambino: i visitatori importuni che lo obbligano a recitare la parte del bambino prodigio, buono , servizievole, gentile e mansueto o che interrompono le sue attività, possono predisporlo a crisi di rabbia violentissime.

bambino-arrabbiato-Così i genitori che misurano tutto quello che fa il bimbo in termini di “buono” e di “cattivo” lo mettono nella condizione di doversi controllare continuamente, di essere sempre in tensione, di essere costantemente incerto sulla bontà o cattiveria delle proprie azioni, fino a che il piccino manda al diavolo il mondo intero con espressioni di collera che sembrano, ma non sono, sproporzionate all’incidente che le ha provocate. Né bisogna infine dimenticare che se il clima famigliare è ansioso, tetro e pessimista, se i genitori non sono capaci di ridere e divertirsi, se si concede troppo spazio alle preoccupazioni di ogni giorno, il bambino diventerà a sua volta scontroso e iracondo, intollerante e permaloso.

Qui entra in gioco quello “stimolo” che un tempo si considerava utilissimo per far progredire i bambini: la emulazione, la competizione, la gara. Nessun bambino è bravo in tutto, nessuno è perfetto: c’è sempre il compagno  più bravo, più forte, più abile, più “buono”. Ora se si spinge il bambino a stbilire ogni momento dei paragoni tra sé stesso e gli altri, lo si sottoporrà a continue delusioni, invidie e rancori e quindi si creeranno in lui le più spiccate predisposizioni a nutrire i suoi rapporti sociali di rabbiosa aggressività.

Un atteggiamento abbastanza comune, ma non per questo meno discutibile, che è proprio di alcuni genitori e che può far eplodere nel bambino crisi fragrorosissime di rabbia, è quello dell’iperptrotezione. Pensate ad un bambino covato e coccolato continuamente da due genitori adoranti, sempe tesi a cogliere il suo più piccolo desiderio, a evitargli le pià minuscole contrarietà a prodigarsi in mille maniere per fugare il suo più lieve malumore, due genitori che si comportano come servitori obbedientissimi e contemporaneamente come vigilantissime guardie del corpo, che coprono il figlio continuamente di parole dolci e di manifestazioni di caramellosa venerazione. Il bambino si convincerà di essere una specie di imperatore dell’universo e non avrà dubbi che il mondo intero sarà pronto a stare ai suoi comandi, a soddisfare ogni desiderio proprio come fanno i genitori. Ma ecco che un bel giorno si verifica l’evento catastrofico: il piccolo si trova a che fare con qualcuno che non è assolutamente disposto a rispondere a comando. Può essere il medico, il quale in un modo o nell’altro deve visitarlo indipendentemente dalla sua accondiscendenza. Oppure un bambino che assolutamente non vuole ridargli la palla o non vuole cedergli il posto sull’altalena.

Per il bambino la cosa ha il sapore di un delitto di lesa maestà. Lui, padrone e signore di tutto e di tutti, come può essere trattato in questo modo!. Grida agghiaccianti, divincolamenti, urla, strilli, talvolta morsi, a volte calci e sputi, vomito, c’è da aspettarsi di tutto. Il bambino può reagire come una furia spaventosa. Tanto da spaventare anche i genitori.  Per questo che le coccole vanno bene ed è giusto farle ma nell’esatta dose ed è educativo dire anche “no” al proprio figlio e non acconsentire a tutto quello che chiede. Ricordiamoci sempre i no che fanno crescere.

Poi c’è atteggiamento autoritario: un padre che si esprime a furia di comandi, imposizioni e castighi, una madre autoritaria o troppo severa, oppressiva o troppo pignola può suscitare nel bambino sentimenti di ostilità.  In questi casi le coccole sono assenti, le regole presentissime, le imposizioni anche. L’autorità per il bambino non è altro che una vile ed insensata violenza,  di solito non la perdona: prima o poi si ribella e allora la sua ribellione è smisurata e totale. Una bambino che sia trattato senza comprensione e senza indulgenza finisce col convincersi di essere odiato e risponde all’odio con l’odio. Quindi spesso il bambino che reagisce in maniera spropositata non è viziato ma al contrario è troppo “sotto torchio”, e così esplode la sua rabbia.

bambini-urla-capricciMa qualche volta no. Qualche volta il bambino non reagisce, E allora si pensa che il piccolo, anche trattato duramente possa sopportare e digerire tutto per il buon carattere; egli non protesta ubbidisce, tace. Ma non si creda che abbia accettato la sua condizioni: no, egli ha semplicemente imparato come le urla, i morsi, i calci, le violenzeo contro le persone o le cose vegono punite e sono quindi svantaggiose. Perciò tiene tutto dentro di sé. Ma questo non è certo un bene né per lui né per i genitori. Per il bambino il non poter proiettare sull’ambiente le proprie cariche aggressive crea uno squilibrio interiore che corre in tal modo il rischio di diventare un individuo saturo di disprezzo verso gli altri. Ai genitori il fatto che il bambino non esterni la propria ira non permette loro di comprendere quando c’è qualche cosa che non va. Non permette loro di capire appieno il loro bambino e di regolarsi di conseguenza.

Per concludere si può sintetizzare che quando il bambino si arrabbia c’è sempre un motivo, che seppur non è valido per noi lo è per il bambino. E non sempre bisogna ricercare nella collera del piccolo, esplosiva, esagerata, teatrale, una colpa al genitore. Il bambino si arrabbia in maniera esagerata perché ha i suoi motivi e non sa ancora “dosare” le sue emozioni. Il bambino manca di diplomazia e fa esattamente ciò che nell’inconscio vorremmo are noi adulti se solo potessimo. Quante volte abbiamo fatto buon viso a cattiva sorte? E’ bene tener presente che esiste una collera positiva, generosa, amirevole e utile. Un bambino che perde le staffe perchè la sua dignità personale è stata violata, si comporta da ometto e dà porva di una giusta fierezza. Un bambino che sprima la propria indignazione perchè le persone dal ui amate vengono affredite e offese, si comporta da individuo generoso e leale. E in questo caso la vollera può essere qualcosa di veramente nobile.

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