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Foto CC BY-SA di Solangg
Il momento del parto è il momento più bello, più importante e più delicato nella vita di una donna, ma anche in quella di un uomo se si tratta del padre del bambino. E’ il momento in cui finalmente si potrà vedere ed abbracciare il proprio figlio dopo ben 9 mesi di attesa. Il momento del parto viene immaginato, sognato, pensato in tanti modi. Si pensa a quando accadrà, a come accadrà, a cosa avverrà a dove saremo quando le prime contrazioni ci sorprenderanno o quando la rottura delle acque ci disarmerà.
Ci sono casi in cui però il parto verrà indotto. Quando occorre indurre il parto? In linea di massima per quel che concerne l’induzione al parto ci si rifà alle linee guida regionali che riprendono quelle del Royal College britannico.
Il parto viene indotto ogni qual volta è necessario che la donna partorisca e non è fisicamente pronta a farlo. Quando il tempo di gestazione ed il “range” sono scaduti, ossia dopo la 42a settimana di gestazione; quando ci sono situazioni particolari che durante il parto potrebbero aggravarsi (ipertensione, diabete, preeclampsia, problemi cardiaci; quando il bambino soffre ha un’alterazione o ha bisogno urgente di un trattamento extrauterino; quando il bambino è troppo grande e si rischia che cresca troppo: in caso di madri multipare con parti precedenti molto rapidi.
Come si valuta la possibilità di indurre il parto?
Quando la cervice è matura, le contrazioni dell’utero devono aumentare di intensità e frequenza. Se questo non avviene si somministra ossitocina, attraverso la flebo. Si tratta di procedure che richiedono un monitoraggio costante del bebè e una valutazione generale costituita da parametri ( la lunghezza, la consistenza o il grado di dilatazione del collo uterino, oltre alla posizione della testa del bebè) valutati con una scala da 1 a 3, con un test chiamato test di Bishop. Se il totale dei punti è superiore a 6, si può procedere all’induzione
Come si induce il parto?
Ci sono vari metodi per indurre del parto, occorre in primis valutare l’aspetto della cervice, (collo dell’utero), che garantisce che l’utero non liberi il suo contenuto prima del tempo. Per fare iniziare il travaglio non basta che il collo dell’utero si raccorci e si allarghi passivamente, ma devono avvenire dei fenomeni che ne modificano la struttura. Le prostaglandine naturali hanno un ruolo fondamentale in questo senso tant’è che alcuni gel che vengono applicati nel canale cervicale contengono prostaglandine.
Esistono sostanzialmente due metodi (farmacologici e meccanici) per l’induzione al travaglio: la decisione viene presa da come è lo stato della cervice: in caso di cervice morbida e matura si prova ad indurre direttamente il travaglio, se è ancora immatura si prova ad ammorbidirla e poi si procede all’induzione al travaglio.
Metodi meccanici per indurre il parto
Il catetere di Foley: si tratta di un catetere dotato di una specie di palloncino sgonfio. Si inserisce in vagina e si riempie d’acqua tanto da farlo premere sulla cervice fino a stimolare la produzione di prostaglandina. In questo modo la cervice si apre e si ammorbidisce. Scollamento delle membrane: il ginecologo separa la sacca amniotica dall’utero inserendo in profondità un dito nella cervice. Questa manovra favorisce la produzione di prostaglandina e accelera il processo di maturazione della cervice e spesso induce il travaglio
Rottura delle membrane (amniorexi): quando la cervice è dilatata almeno un po’l’ostetrica o il ginecologo inseriscono uno strumento di plastica fatto ad uncino che rompe il sacco amniotico. Se la cervice è pronta questa operazione provoca l’inizio del travaglio, in caso contrario si inietta pitocina.
Metodi farmacologici per indurre il parto
Se la cervice è matura si somministra per endovena pitocina, una versione sintetica dell’ossitocina, l’ormone prodotto dall’organismo durante il travaglio. Se la cervice non è matura invece, si inserisce in vagina di un gel a base di prostaglandina che favorisce la comparsa delle contrazioni.
Metodi non convenzionali per indurre il parto
Oltre a questi metodi ci sono quelli “caserecci” non convenzionali, come la stimolazione dei capezzoli che favorisce la produzione di ossitocina e dunque l’inizio del travaglio.
Pro e contro dell’induzione al parto
Sul fatto che le contrazioni siano più dolorose rispetto ad un parto naturale ci sono diverse correnti di pensiero. Come tutto anche l’induzione ha i suoi pro ed i suoi contro. Le contrazioni sono “innaturali” e dunque più “fastidiose”, inoltre il travaglio è più veloce (ma questo è forse un fattore positivo) anche se le contrazioni più frequenti possono ovviamente apparire più dolorose (la donna in pratica ha meno tempo per abituarsi al graduale aumento di intensità delle contrazioni).
Tra i fattori positivi c’è quello della programmazione, in pratica si può conoscere in anticipo (anche se ovviamente con un brevissimo lasso di tempo) la data del parto.