E’ un momento attesissimo da genitori e nonni, un momento che quando arriva, all’improvviso, inaspettato pare stoppare il tempo. Chi si emoziona, chi si commuove, chi non crede alle proprie orecchie, chi segna la data sul calendario: è il momento della prima parola di nostro figlio.
Attesa con trepidazione può arrivare con netto anticipo rispetto al previsto o con netto ritardo causando non poche ansie per i genitori. Ma il ritardo e l’anticipo rispetto a quali termini si riferiscono?
I bambini hanno tempi diversi per l’apprendimento del linguaggio che è sensibilmente influenzato dai comportamenti dei genitori: se il bambino vive in una casa nella quale nessuno parla non può certo imparare a parlare precocemente.
Per aiutare lo sviluppo del linguaggio è indispensabile parlare al bambino, parlargli spesso e con calma.
Altro utilissimo consiglio è quello di tradurre i fatti in parole. Ogni qual volta il bambino tocca o indica un oggetto è bene, con parole semplici, riferirsi con le parole all’oggetto o all’evento indicato. Inoltre non bisogna pretendere l’impossibile dal bambino: se dice “mamma” non pretendete che immediatamente dopo dica “zia”.
In linea di massima la prima parola del bambino, che è quasi per tutti “mamma”arriva nel secondo semestre di vita del piccolo, ma può arrivare anche dopo l’anno compiuto e non per questo i gentiori devono allarmarsi. Alla parola “mamma” potrebbe seguire un periodo di “silenzio” di alcuni mesi.
Periodo in cui il bambino dirà la sua prima parola e tanti versetti che imitano le parole. genitori devono sforzarsi di comprenderne il significato ed accontentare il bambino che, con fatica, indica un oggetto e tenta di associare il nome. Constatando che con le “parole” si possono ottenere le “cose” il bambino si metterà di impegno per impararne il maggior numero possibile.Generalmente verso i due anni il bambino parla il “bambinese” esprimendosi comunque in modo comprensibile.