Quando si mette l’apostrofo

Quando si mette l'apostrofo

Erano anni che aspettavo questo momento: spiegare al mondo intero quando mettere e soprattutto quando non mettere l’apostrofo.

Si tratta di uno degli errori più comuni e, permettetemelo, più brutti da vedere, assieme a quelli che riguardano l’uso del congiuntivo. Cerchiamo dunque di capire, una volta per tutte, quando si mette l’apostrofo.

Cos’è l’apostrofo

L’apostrofo (‘) è il segno grafico  che indica la presenza di un’elisione, ossia di un fenomeno linguistico atto ad eliminare, a cancellare, a fare cadere una cosa. In grammatica l’elisione è la caduta della vocale finale non accentata di una parola davanti ad un’altra parola che inizia per vocale o per la lettera H. La parola caduta viene sostituita dall’apostrofo.

Quindi nell’ortografia italiana, l’apostrofo si impiega per eliminare la vocale finale di una parola che precede un’altra parola che inizia per vocale. Questa operazione viene chiamata elisione.

Facile vero? Ebbene no perché non sempre si deve mettere l’apostrofo. Ci sono dei casi in cui l’apostrofo rappresenta un errore anche se seguito da una vocale.

Differenze tra elisione e troncamento

Per capire meglio quando mettere e quando non mettere l’apostrofo è opportuno distinguere tra elisione e troncamento. Vediamo le caratteristiche di entrambi

Elisione

L’elisione, l’abbiamo spiegato, è la scomparsa della vocale finale di una parola di fronte all’iniziale vocale della parola seguente, allo scopo di evitare lo iato (Contatto di vocali che né si contraggono né si elidono) ecco un esempio: l’apostrofo consente di scrivere “l’eroe” invece di scrivere “lo eroe”.

Ecco qualche esempio di elisione

l’albero
l’amica
l’amico
quell’oggetto
un’amaca

Con l’elisione si usa sempre l’apostrofo.

Troncamento

Il troncamento, detto anche apocope, è l’eliminazione di una vocale o di una consonante o di un’intera sillaba alla fine di una parola. Questa eliminazione avviene esclusivamente con parole al singolare e può precedere sia vocali che consonanti. Il troncamento non vuole l’apostrofo, tranne che in alcune eccezioni.

Le differenze tra troncamento ed elisione sono quindi che il troncamento non vuole l’apostrofo mentre l’elisione vuole l’apostrofo, e che il troncamento può precedere anche le consonanti mentre l’elisione procede solo le vocali e la sola consonante h.

Ecco qualche esempio di troncamento

un uomo, un gatto, un amico

bel ragazzo, bel viso, bel bambino

fin ora, fin qui, fin quando

qual è, qual ragazzo, qual buon vento

San Pietro, san Tommaso, San Francesco,

Casi in cui il troncamento vuole l’apostrofo

A complicare un po’ le cose ci sono delle eccezioni, ossia ci sono dei casi in cui anche il troncamento, che generalmente non vuole l’apostrofo, richiede l’apostrofo.

I casi in cui abbiamo il troncamento con l’apostrofo riguarda alcune parole monosillabe. Si tratta di parole che non “si attaccano” alla parola che le segue ma che sono comunque “troncate” e, per questo richiedono l’apostrofo.

L’errore diffuso in questo caso è che invece che l’apostrofo si tende a mettere l’accento. Vediamo i casi in questione.

La parola poco che ha la forma tronca po’ e va con l’apostrofo invece che con l’accento quindi si scrive po’ e mai pò; la parola modo che troncata diventa mo’ (a mo’ di).

Anche molti imperativi vogliono il troncamento con l’apostrofo:

  • dare troncato diventa da’ (da distinguere “dà” inteso come terza persona singolare dell’indicativo presente);
  • dire diventa di’ (il “dì” con l’accento è l’abbreviazione,e non in troncamento, di giorno);
  • fare diventa fa’ (mentre “fà” con l’accento non esiste );
  • stare diventa sta’ (“stà” con l’accento non esiste);
  • andare diventa va’ (e anche “và” con l’accento è sbagliato).

Quindi con questi verbi imperatiti troncati ci vuole l’apostrofo e non l’accento.

Quando usare l’apostrofo

Vediamo quando occorre usare l’apostrofo. L’apostrofo va usato

  1. Con gli articoli determinativi singolari  lo, la e con le relative preposizioni articolate: Nell’età dell’oro
  2. davanti all’articolo indeterminativo femminile una quando il nome seguente inizia per vocale: un’amica. La regola è valida anche quando il nome femminile è preceduto da un aggettivo che inizia per vocale: un’invincibile amica.
  3. Assieme agli aggettivi dimostrativi singolari sia maschili che femminili: questo, questa, quello, quella: quest’asino, quell’epoca, quest’altro.
  4. Con bello, bella: bell’uomo, bell’idea.
  5. Con santo, santa: sant’Antonio, sant’Anna.
  6. Con come com’è andata?
  7. con la particella ci quando precede il verbo essere (c’era, c’erano, c’è);
  8. In espressioni idiomatiche come: a quattr’occhi, l’altr’anno, tutt’altro, senz’altro, nient’altro, mezz’ora, s’intende, quest’ora, quand’ecco, senz’altro, d’ufficio.
  9. Con la preposizione semplice di nei casi: d’accordo, d’oro, d’epoca. È facoltativo davanti un verbo: d’essere, di essere.
  10. Con ti importa/t’importa, si impunta/s’impunta. Con ce l’ha messa tutta, l’ho già letto.
  11. Nelle forme all’imperativo: da’, fa’, sta’, va’.
  12. di’ imperativo di dire per distinguerlo da di preposizione e dì sostantivo.

In po’ (poco) e nelle esclamazioni be’ ve’ e to’: ricorda che per be’, ve’ e to’ abbiamo anche le forme beh, toh e veh.

Articolo indeterminativo: quando si mette l’apostrofo

il caso più insidioso riguarda una parola che inizia per vocale e che si trova dopo un articolo indeterminativo: si scrive UN o UN’ ?

La regola da imparare a memoria come fosse un mantra è questa

L’articolo indeterminativo maschile un senza apostrofo, si usa davanti ai nomi maschili che iniziano per vocale, perché si tratta di un troncamento. Quindi i nomi maschili che iniziano per vocale e che sono preceduti dall’articolo indeterminativo “un” non hanno l’apostrofo.

Esempio un amico, un elicottero, un insetto, un uovo (per comprendere meglio pensate quanto sia brutto sentire dire uno amico, uno elicottero, uno insetto, uno uovo)

L’articolo indeterminativo femminile un’ con l’apostrofo, si usa invece davanti ai nomi femminili che iniziano per vocale, in quanto si tratta di elisione. Esempio un’amica, un’edicola, un’isola, un’ovazioneIn alternativa a un’ si può usare anche la forma intera una :una amica, una ovazione.

Si scrive dunque con l’apostrofo un’amica, un’estate, un’emozione, un’antipatica, un’icona, un’eccezione, un’anta, un’oca, un’idea, qualcun’altra.

E si scrive senza apostrofo un orologio, un aiuto, un elicottero, un incauto, un eremo, un amico, un elefante, un antipatico, qualcun altro.

La regola vale dunque anche per gli aggettivi ed i pronomi indefiniti che contengono un o un’: qualcun’altra, qualcun altro.


Quando non si mette l’apostrofo

Ci sono casi in cui è davvero molto semplice distinguere un’elisione da un troncamento e capire quando usare o non usare l’apostrofo: ad esempio quando la parola seguente inizia per una consonante è chiaro a tutti che non si usa l’apostrofo. Nella maggior parte dei casi il troncamento si trova proprio davanti ad una parola che comincia per consonante . Ecco qualche esempio

– Amor mio (invece che amore mio)
– Mar Nero (invece che mare nero)

Dato che non esiste elisione davanti a parola che comincia per consonante (tranne che per la lettera h) ogni qual volta si elimina la vocale finale di una parola e la successiva inizia per consonante siamo davanti ad un troncamento e quindi non va mai messo l’apostrofo.
La distinzione difficile tra troncamento ed elisione si verifica quando la parola che segue inizia con una vocale. In tal caso ci va o non ci va l’apostrofo? Ossia si tratta di un’elisione o di un troncamento?

L’apostrofo non va mai messo in questi casi :

  1. Con Da, tranne che nelle forme d’ora in poi, d’ora in avanti, d’altronde, d’altra parte.
  2. Con bello e santo che diventano bel e san (san gennaro)
  3. quando davanti al nome si usa il e un invece di lo e uno: che bel tipo (il tipo, un tipo).
  4. Davanti a fra (frate): fra Cristoforo.
  5. Prima dell’articolo indeterminativo maschile un anche se il nome seguente inizia per vocale.
  6. Qual è va senza apostrofo

Errori più comuni sull’uso dell’ apostrofo

Tra gli errori più comuni sull’uso improprio dell’ apostrofo troviamo queste parole (versione errata e versione corretta)

– Qual’è la cui forma corretta è invece Qual è
– Qual’era la cui forma corretta è invece Qual era
– Buon’uomo la cui forma corretta è invece Buon uomo
– Buon’amico la cui forma corretta è invece Buon amico
– Un’amico la cui forma corretta è un amico

Ecco le regole per capire quando si mette l’apostrofo e quando non va usato. A venirci incontro c’è sempre il correttore automatico ma saper scrivere in modo corretto evitando errori da forza a ciò che vogliamo dire: un bel discorso firmato erroneamente un’amico anzi che un amico sicuramente perde molto del suo valore.

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