Premetto che io ci credo ancora, ma ho la sindrome di Peter Pan e non faccio testo. Detto ciò, quando si hanno dei figli, generalmente si cerca di fare in modo che credano a Babbo Natale il più a lungo possibile. Ma quando si smette di credere a Babbo Natale?
Tutto il periodo natalizio (ma noi genitori sfruttiamo il ricatto “se non fai il bravo Babbo Natale non ti porta niente” tutto l’anno) i bambini entrano nello spirito natalizio. Dalla stesura della letterina con l’elenco dei regali, alla creazione dell’albero di Natale, alla preparazione dei dolcetti per Babbo Natale e renne, fino ad arrivare alla mattina del 25 Dicembre: tutto è magia. E’ straordinario ammirare negli occhi dei bambini l’incredulità, la speranza, la magia. In effetti credere che un vecchio panciuto e barbuto, vestito di rosso, seduto a bordo di una slitta trainata da renne, consegni i doni richiesti ai bambini di tutto il mondo è alquanto affascinante.
Ma quando finisce la magia del Natale? Quando si smette di credere a Babbo Natale? Scopriamolo
Ma chi è Babbo Natale?
Babbo Natale è il personaggio d’eccellenza del Natale, è presente nella tradizione natalizia di molte culture della civiltà occidentale, oltre che in Giappone e in altre parti dell’Asia orientale. Si presenta come un vecchio con una lunga e candida barba bianca, vestito di rosso. Il suo ruolo è quello di distribuire i doni ai bambini, la notte della vigilia di Natale. Nei paesi anglofoni Babbo Natale è chiamato Santa Claus, e, in tutti o quasi, le origini di questo personaggio derivano da San Nicola, vescovo di Myra (oggi Demre, città che si trova nell’odierna Turchia). La leggenda narra che ritrovò e riportò in vita tre fanciulli, rapiti ed uccisi da un oste, e che per questo era ritenuto essere il Protettore dei bimbi. L’appellativo Santa Claus deriva da Sinterklaas, che è il nome olandese di san Nicola.
Quando si smette a credere a Babbo Natale? Lo studio
L’Università di Exeter, ha eseguito un sondaggio, il primo nel suo genere, per svelare quando e perché smettiamo a credere in Babbo Natale. L’idea è partita dal Chris Boyle, un psicologo che ha raccolto le risposte di 1200 persone in tutto il mondo. L’indagine è volta a capire quando ed in che modo gli ex bambini hanno smesso di credere in Babbo Natale e le eventuali conseguenze della scoperta della triste verità.
Secondo quanto emerso dai dati preliminari di un sondaggio eseguito dall’Università di Exeter, solo il 34% degli adulti vorrebbe tornare a credere a Babbo Natale. Tutto il resto preferisce la cruda e nuda verità.
Mediamente i bambini smettono di credere a Babbo Natale attorno agli otto anni. Oltre la metà degli ex bambini ha dichiarato di aver fatto finta di credere anche oltre o per interesse personale (essere accontentati nella scelta dei doni) o per reggere il gioco ai genitori. Interessante la confessione di un 34% che ha dichiarato di essere stato influenzato nel comportamento proprio da Babbo Natale: si è quindi comportato bene per ricevere i doni richiesti.
Oltre la metà degli intervistati sostiene di non aver subito traumi al momento della scoperta della verità, questo fa pensare chegeneralmente la notizia che Babbo Natale non esiste arriva in maniera quasi naturale. C’è però un terzo di ex bambini che è rimasto letteralmente sconvolto ed una percentuale di oltre il 10% che si è sentito ingannato e tradito dei genitori alla notizia che sotto l’abero i doni non erano portati dal vecchio con la barba bianca.
In che modo si scopre che Babbo Natale non esiste?
Sono tanti e diversi i modi in cui la verità viene a galla. Principalmente la scoperta avviene per errore: si scopre il pacco regalo nascosto nell’armadio, oppure si beccano i genitori mentre sistemano i doni sotto l’albero. Ci sono bambini che sono stati “svegliati dalla magia” da amici più grandi o da fratelli o da cugini.
Ci sono bambini che hanno capito da soli mettendo insieme i pezzi del puzzle e ponendosi le classiche domande: “Come può da solo consegnare tutti quei giocattoli in tutto il mondo in una sola notte?” (vi suggerisco una risposta: ferma il tempo) o, ancora, “come fa con quella pancia a calarsi giù dal camino?” (riposta: il camino si allarga quando passa lui) “da dove passa se non c’è il camino?” (dalla porta), “dove prende tutti quei doni?“(ha una megafrabbrica di giocattoli) “come mai non mi ha portato quello che ho chiesto anche se sono stato bravo?” (è un pò vecchio e a volte si scorda, forse ha scambiato il tuo dono con quello di un altro bambino). Nonostante le risposte “quasi” pronte la razionalità ad un certo punto la fa da padrona e i bambini smettono di credere al vecchio con il pancione.
Al potere la fantasia
Fare credere ai bambini che Babbo Natale esiste non equivale ad ingannare i bambini, bensì è un modo sano ed utile alla fase dello sviluppo cognitivo. Jacqueline Wooleey, psicologa all’università del Texas sostiene che incoraggiare i bambini a credere a Babbo Natale equivale ad esortarli a partecipare a una storia di fantasia.
Il professore di filosofia David Kyle Johnson, al contrario, ritiene “un’inutile bugia” che può minare la fiducia nei grandi e provocare traumi non da poco. La psicologa Carole Slotterback lo smentisce affermando, dopo un’intervista tra centinaia di studenti, di aver registrato un solo caso di trauma significativo causato dalla scoperta della non-esistenza di Babbo Natale. Ma c’è da considerare il modo traumatico in cui la fanciulla l’ha scoperto: il padre ha detto alla figlia che Babbo Natale non c’era più perché aveva avuto un infarto ed era morto. Sfido chiunque a non restare traumatizzato da una notizia del genere.
Come rispondere alla domanda “Babbo Natale esiste?” Indubbiamente dico di rispondere “si”. Non si tratta di ingannare né di mentire ma solamente di fare in modo che i bambini possano credere il più a lungo possibile a qualcosa di estremamente magico. Avranno tempo poi di scendere con i piedi per terra. E poi: siamo proprio sicuri che non esista?