Ammettiamolo, prima di diventare mamme almeno una volta abbiamo assistito ad una scena di capricci di figli altrui ed abbiamo pensato “ah se fosse figlio mio….”
Considerazione che una volta diventate mamme ci siamo quasi tutte prontamente rimangiate una volta capito che la mamma in questione aveva ben poche colpe, che il bambino non era maleducato oppure sfacciato ma solo in una fase della sua vita difficile da gestire anche dal genitore più esperto. Fare i conti con i capricci dei bambini non è semplice, anche perché spesso sembrano immuni ai nostri rimproveri, spesso sembrano “farla apposta”. Niente panico, ci siamo passati tutti, ci sono delle regole che possono aiutare a gestire al meglio il capriccio ma non illudetevi, il miracolo non è stato ancora inventato.
Ma come gestire il capriccio? Innanzitutto occorre capire perché il bambino fa il capriccio. I motivi sono tantissimi e a seconda del perché c’è un come fare. Difficile combattere contro il sonno, la soluzione è fare dormire il bambino che piange perché stanco ma che, ovviamente, non v dirà che è stanco ma farà capricci per ogni cosa. Inutile assecondarlo acquistandogli ciò che chiede: il bimbo ha bisogno di riposare, cercate dunque di calmarlo portandolo in un ambiente sereno, rassicuratelo, non sgridatelo anche perché non ha alcuna colpa. Dopo il riposino tornerà come nuovo.
Altri tipi di capriccio sono invece vere e proprie crisi del comportamento che si manifestano con il no ad oltranza: il bambino sembra resistere a tutto quasi per partito preso. Lo invitate a fare una cosa ed ecco che lui/lei fa esattamente il contrario, sembra sfidarvi, anzi vi sfida proprio.
S’infuria con chiunque intervenga nei fatti suoi, si arrabbia in maniera smisurata se gli chiedete di smettere di fare un qualcosa. Si ha la netta sensazione che il bimbo rifiuti ogni suggerimento, ogni indicazione, ogni proposta. Sembra farne una questione di principio, anzi ne fa una questione di principio. Si tratta di crisi comportamentali che riguardano in particolare i bambini di età compresa tra i due ed i tre anni di età. In questo periodo il bimbo è impegnato ad affermare sé stesso, la propria personalità, la propria volontà e la propria indipendenza. Il bambino in questo periodo guarda agli altri come dei disturbatori contro i quali bisogna in ogni caso mettere in atto la propria strenua e fiera resistenza, qualunque cosa dicano o facciano. Il motto dei bambini in questo periodo è “resistere sempre e comunque”.
Questo atteggiamento è direttamente proporzionale all’oppressione dei genitori: più il bambino si sente represso più avverte la necessità di affermare sé stesso e resistere all’oppressione. L’opposizione verso il mondo di un bambino di due o tre anni si può manifestare nei modi più svariati: può adottare una posizione di rifiuto incrollabile verso qualsiasi richiesta, può fingere di non sentire quando gli si parla, può respingere fino allo stremo la più semplice e ragionevole regola, può, in alcuni casi, rifiutare il cibo, rifiutare di fare la nanna, trattenere la pipì o la cacca fino all’inverosimile, può anche trattenere il respiro, può cercare la lite. Uno degli errori in cui si incorre noi poveri genitori è quello di cercare di ragionare con il bambino oppure, altro errore in cui noi genitori incorriamo è quello di sottoporre il piccolo a troppe imposizioni, a troppe regole, oppure è quello di ostacolare ogni sua attività.
In conclusione la mancanza di ragionevolezza è sbagliata quanto la troppa ragionevolezza, il bambino, perché accetti il mondo, deve essere ragionevole per lui, non per noi. Quindi? Quindi è opportuno seguire il caro vecchio buon senso. I “no” non devono abbondare né mancare, devono essere dosati in maniera equilibrata cosicché possano avere quel valore e quell’importanza tale da contribuire all’evoluzione del bambino. Quando il piccolo si rifiuta di fare una cosa le tecniche di persuasione possono venire in nostro aiuto ma non devono essere troppo macchinose, altrimenti potrebbero sortire l’effetto contrario. Il buon esempio è un altro importantissimo alleato per combattere il capriccio.
Un ambiente famigliare sereno dove non si incorre in urla e scatti d’ira , dove non ci sono reazioni spropositate, dove le emozioni si vivono ma dove vi è equilibrio e autocontrollo il bambino imparerà che è possibile esprimersi anche senza scene eclatanti. Ovviamente questo non significa che nelle case dove regnano i sorrisi ci sono solo bambini che non fanno capricci o che ne fanno pochi e misurati. No assolutamente, però significa che in ambienti sereni è più semplice trasmettere al bambino il messaggio che può affermarsi ed esprimersi senza dover per forza esplodere ad ogni nostro no.
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